domenica 25 maggio 2008

CANNES: STORICO BIS PER GARRONE E SORRENTINO

L’ultimo film programmato nel concorso di Cannes 2008 è quello che sipone in cima al palmarés: Palma d’oro a Entre les murs (la recensione) del francese Laurent Cantet su un giovane professore di un liceo difficile che stimola con tante discussioni i suoi studenti. Una storia di adolescenza, educazione ed emarginazione tratta da un racconto autobiografico di Francois Begaudeau. Era dall’87 che un film francese non conquistava questo premio.

Regista rigoroso, sempre attratto dalle moderne questioni sociali, Cantet aveva attirato l’attenzione già con Risorse umane e A tempo pieno.

Il presidente della Giuria Sean Penn, che ha guidato una compagine in cui compare anche Sergio Castellitto, ha definendo «stupefacente» il film di Cantet, per il cui premio ha rivelato che c’è stata l’unanimità.

Soddisfazione alle stelle per la pattuglia italiana, che porta a casa due importanti riconoscimenti per entrambi i film in gara, Il Divo e . Viene da pensare alle curiose coincidenze con le due Palme d’oro ex aequo del 1972 per Francesco Rosi con Il caso Mattei ed Elio Petri con La classe operaia va in paradiso, l’uno un potente film di denuncia, l’altro una riflessione politica e sociale in forma grottesca, entrambi con uno straordinario Gian Maria Volontè.

Proprio come Toni Servillo, che appare nelle due pellicole.

Meritato il Grand prix a
Gomorra (la recensione) di Matteo Garrone, il potente, oscuro, scostante affresco sul sistema comorristico ispirato al documentato viaggio nel ventre del vulcano dell’omonomino best seller di Roberto Saviano. Girato come “in presa diretta” nei luoghi di questa guerra combattuta per strada, il film impressiona per la grande capacità evocativa e il respiro della messa in scena, che conferma il regista romano come autore di punta del nostro cinema, con una statura internazionale sottolineata anche dai media stranieri.

Identiche osservazioni si adattano a Paolo Sorrentino, che ha conquistato il Premio della Giuria con
Il Divo (la recensione). Alla terza partecipazione a Cannes, l’autore napoletano fa parte di quella generazione di autori quarantenni che ha saputo fare sua una grande tradizione di cinema italiano guardano però a soluzioni registiche nuove, con un gusto speciale per la pura immagine, un uso consapevole del suono e della musica e una padronanza dei mezzi tecnici.

Non a caso proprio a Il Divo è andato anche il premio per i valori tecnici, assegnato da al direttore della fotografia Luca Bigazzi e a quello del suono Angelo Raguseo per l'armonia dell'immagine e del suono.

Il suo ritratto “dell’anima” del senatore a vita Giulio Andreotti ha conquistato quindi i giurati nonostante la difficoltà di districarsi tra fatti storici familiari solo a noi italiani. Il visionario film del regista napoletano è un compendio riconoscibile di lunghi stralci di storia politica, durante i quali il sette volte premier e 27 vostre ministro ha attraversato con piglio impassibile il fuoco delle Brigate Rosse, la Loggia P2, Tangentopoli, omicidi eccellenti come quello del generale Dalla Chiesa, di Mino Pecorelli, di Aldo Moro, di Giovanni Falcone. Una sceneggiatura scritta dallo stesso Sorrentino, con la consulenza di Giuseppe D'Avanzo di Repubblica.

Premio per la miglior regia per il turco Nuri Bilge Ceylan che ha diretto
Le tre scimmie (la recensione). Ex fotografo e quindi grande orchestratore di immagini, Ceylan ha raccontato di una famiglia e dei tanti piccoli segreti, che poi sono diventati grandi bugie e che quindi ne avvelenano sottorraneamente i rapporti.

Produttore e protagonista assoluto del fluviale biopic sul
Che (la recensione) di Steven Soderbergh, Benicio Del Toro ha vinto il premio come miglior attore. Accolto con alterni giudizi, il film è comunque un’operazione cinematografica colossale, sette anni di lavoro e 4 ore e mezza di pellicola per raccontare l’icona rivoluzionaria argentina.

Migliore attrice la brasiliana Sandra Corveloni, protagonista di Linha de Passe dei registi carioca Walter Salles e Daniela Thomas, definito il Rocco e i suoi fratelli latino, perchè parla di una madre, che fa la donna delle pulizie, resta in cinta e tenta di mantenere sulla retta via i quattro figli. Difficile, vista la loro condizione economica e le tentazioni di San Paolo.

Non se ne vanno mai a mani vuote i fratelli Dardenne, già vincitori due volte della Palma d’oro. Stavolta con Le silence de Lorna, storia come al solito sobria, dura e molto realista di una immigrata albanese, i registi belgi hanno ottenuto il premio per la migliore sceneggiatura. Una targa da apporre al loro prodotto di nicchia.

Hunger del britannico Steve McQueen, il documentario sullo sciopero della fame di Bobby Sands, ha vinto il premio Camera d'Or del Festival di Cannes per la migliore opera prima. Sands membro del gruppo terrorista nord irlandesi Ira morì dopo 66 giorni nelle carceri britanniche.

(da l'unita.it)

1 commento:

  1. Il film francese vincente del festival di Cannes dev'esser un'ottima pellicola,c'è necessità di raccontare pagine giovanili.

    Felice per il tributo a Gomorra e Il divo, finalmente i lavori nostrani vengono presi in considerazione dopo una parentesi poco brillante, a parte la bravissima Giovanna,naturalmente.

    La risposta al commento su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

    Chiaramente non posso che condividere i vostri commenti.

    Se rammenti Max, ho inserito un tuo post nel mio spazio dalle cose da salvare, siano benvenuti i blog d'un certo contenuto.

    Buona settimana entrante Max,Ivo

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