martedì 29 marzo 2011

BENVENUTI AL SUD: BOOM DI INCASSI ANCHE IN SPAGNA

''Benvenuti al Sud'', film-evento del 2010, ha fatto breccia anche in Spagna dove, uscito in una ottantina di sale, ha gia' incassato oltre un milione di euro, ricavando un consenso non frequente per il cinema italiano all'estero. In Italia e' invece il momento del Dvd del film: appena uscito (anche in versione Blu-ray) ha fatto registrare un autentico ''boom'' commerciale: circa 60 mila pezzi e quasi 5 mila Blu-ray venduti in pochi giorni. (fonte: ansa)

lunedì 28 marzo 2011

CLASSIFICA FILM PIU' VISTI

Il film "Nessuno mi può giudicare" continua a sbancare il botteghino. La commedia di Massimiliano Bruno con Paola Cortellesi che interpreta una escort per necessità, è per la seconda settimana al primo posto al box office con un incasso totale di 5 milioni di euro (5.321.764). Al secondo posto "Amici, amanti e...", la commedia romantica con Natalie Portman e Ashton Kutcher, mentre scivola al terzo posto il prequel di Amici miei.

sabato 26 marzo 2011

FILM DA VEDERE: GIANNI E LE DONNE

  • un film di Gianni Di Gregorio
  • con Gianni Di Gregorio, Valeria de Franciscis, Alfonso Santagata, Elisabetta Piccolomini.
  • t;Genere: Commedia
  • Durata: 90 min
  • Paese: Italia 2011.

Gianni ha sessant’anni, una natura mite, nessuna ambizione e troppi rimpianti. Vessato da una figlia svagata, una moglie remota e una mamma esagerata, da diversi anni versa in una baby pensione e dentro un quotidiano rassegnato. A piedi o a bordo della sua desueta Alfa 164, Gianni trascina se stesso per la capitale e trova sempre una bottiglia per dimenticarsi. Incoraggiato da un amico avvocato e risvegliato da bionde badanti, vicine mondane, primi amori, gemelle intriganti, l’uomo prova a scuotersi dal torpore, a emanciparsi dall’ingombrante figura materna e a procurarsi un amante che rinverdisca la sua età. Respinte le sue avance indolenti, Gianni prenderà coscienza dei suoi tanti anni.
Seconda volta per Gianni Di Gregorio che si presenta di nuovo in primo piano e in rifrangenza tra pubblico e privato, dentro un presente che non gratifica e un futuro che non riesce proprio a immaginarsi. Alzatosi sazio e pienamente soddisfatto dal suo Pranzo di Ferragosto, che ottenne il plauso della critica e del pubblico, il regista romano raddoppia l’allegria con una commedia in frustrata ricerca di riempitivi al vuoto esistenziale di un uomo di mezza età. Gianni, appunto.
Persona e personaggio coincidono ancora una volta sullo schermo, trascinandosi abulici in un appartamento di Trastevere, provvedendo con sollecitudine alla viziata madre e cercando qualcuna per amarsi magari un po’ di più. Trasteverino, classe 1949, attore teatrale, aiuto regista di Matteo Garrone, sceneggiatore di Sembra morto ma è solo svenuto e co-sceneggiatore di Gomorra, Di Gregorio gira una commedia garbata, che lo pedina in soggettiva per le strade di una Roma fuori dalla canicola ferragostana e placata in rassegnate malinconie. Dopo aver messo in scena la seconda infanzia e obbligato il cinema a ripensare una società che includa l’anziano, in cerca di una felicità edonistica e abbandonato ai piaceri del cibo e del vino, l’autore romano affronta questa volta gli sbandamenti sentimentali di un uomo di mezza età alle prese col gentil sesso. Da sempre soggetto passivo e bersaglio ideale del dispotismo femminile (a partire da quella madre esigente ed emotivamente soffocante), Gianni cavalca maldestramente, incalzato da un azzeccagarbugli suadente, i comportamenti collettivi di moda, finendo per rendersi ridicolo agli occhi di chi voleva corteggiare e magari ‘possedere’.
Ma Gianni non ha (più) l’età per corrispondere la giovinezza e nemmeno il denaro per corromperla. A ripensarci poi, a mancargli è pure la volontà, troppo indolente per permettersi una rivoluzione sessuale, meglio allora abbandonarsi a un clima di crescente smarrimento e arrendersi all’evidenza di un corpo corrotto e poco attraente, alla propria bellezza incrinata e appassita. Sfuggendo il cinema omologato, Di Gregorio sceglie ritmi e modi per parlare di sé, producendo toni cupi e una serietà autoironica, che si stemperano dentro a un universo ricomposto in una saggia armonia.
Rimanendo fedele a se stesso e al suo film d’esordio, il beato tra le gonne (le donne e le nonne) coinvolge di nuovo lo spettatore con la potente matrice autobiografica del suo cinema appena cominciato. (scheda Mymovies)

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FILM DA VEDERE: BEYOND

  • un film di Pernilla August
  • con Noomi Rapace, Ola Rapace, Outi Mäenpää, Ville Virtanen, Tehilla Blad
  • Genere: Drammatico
  • Durata: 92 min.
  • Paese: Svezia, Finlandia 2010

Svezia. Festa di Santa Lucia. Padre, madre e due figli si svegliano serenamente. Il telefono squilla. È la madre di Leena che la cerca. Leena riattacca. Il telefono squilla nuovamente: è un ospedale che la informa che sua madre sta per morire e vuole vederla. Leena non vuole raggiungerla ma il marito la obbliga. Quel viaggio e quella visita fanno riemergere il passato della donna e di suo fratello.
È un film sulla rimozione di ciò che ci ha ferito nell’infanzia l’opera prima di Pernilla August, attrice scoperta da Ingmar Bergman che le offrì un ruolo in Fanny e Alexander e che poi ha avuto e continua ad avere una carriera prestigiosa. È un film sulla rimozione perché ci fa sentire quasi fisicamente come la ricerca di una condizione di vita accettabile dopo le sofferenze patite in giovane età reclami sempre una vittima: la memoria del passato. Leena non vuole più sentire parlare di quella madre alcolizzata che odiava ed amava un padre altrettanto disturbato. Perché ritrovare lei significa far riemergere quel passato che, come nel miglior Ibsen, è costato tanta fatica seppellire mentendo a se stessi.
Nel film della August a ciò si aggiunge un ulteriore e altrettanto importante elemento: il padre e la madre di Leena erano emigranti finlandesi. La barriera linguistica e quella socioeconomica finiscono con l’erigersi a ulteriore e determinante ostacolo per una convivenza accettabile. Il film però, come accade nella vita, non sottolinea nei numerosi flashback solo i lati oscuri del vivere in famiglia.
Mostra anche i necessari tentativi messi in atto dai figli per tentare una sopravvivenza, per cercare cioè quel soffio di vita e di serenità che è indispensabile per la crescita di un essere umano. (scheda Mymovies)

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sabato 5 marzo 2011

FILM DA VEDERE: IL GIOIELLINO

  • un film di Andrea Molaioli.
  • con Toni Servillo, Remo Girone, Sarah Felberbaum, Lino Guanciale, Fausto Maria Sciarappa
  • Genere: Drammatico
  • Durata: 110 min.
  • Paese: Italia, Francia 2011

Ernesto Botta, uomo sgradevole e introverso, è ragioniere presso l’azienda agro-alimentare della famiglia Rastelli, un ‘gioiellino’ quotato in Borsa e lanciato con disinvoltura su nuovi mercati internazionali. Abile nelle battaglie finanziarie e nelle alchimie di bilancio, Botta fa quadrare il cerchio e fa il lavoro sporco, ritagliandosi poche ore per un bicchiere di vino pregiato, un amplesso verticale sbrigativo e una conversazione in inglese su musicassetta. Costruita la propria fortuna su latte, merendine e biscotti, i Rastelli frequentano casa, chiesa e azienda con la medesima devozione, circondandosi di politici ed ecclesiastici sostenitori e fanatici del made in Italy. Nel tempo libero gestiscono squadre di calcio, sfrecciano con le Lamborghini sulle strade della provincia piemontese, restaurano monumenti, finanziano la cultura, sostengono gli enti morali, sperimentano attività turistiche e naturalmente accumulano debiti. La gestione spregiudicata e irresponsabile li condurrà in pochi anni sull’orlo del fallimento. Ma Ernesto Botta ha un asso nella manica e un piano di ‘lunga conservazione’: gonfiare i bilanci aziendali e inventarsi il denaro. Dopo aver girato un’opera di genere che parlava d’altro e provava a scrollarsi di dosso l’ovvio di troppo cinema italiano, Molaioli si trasferisce questa volta in Piemonte, dove torna a guardare la provincia come immagine di una società viziata e sofferente. Se La ragazza del lago avviava un’indagine introspettiva a partire da un corpo senza vita annegato e poi abbandonato sulla riva, Il gioiellino si concentra su una corporationaffogata dai debiti e poi costretta alla bancarotta. Ancora una volta al centro della vicenda c’è Toni Servillo, gelido, impenetrabile e in statuaria tensione nell’interpretazione di un ragioniere fraudolento e trattenuto da ogni coinvolgimento affettivo. Il prestigiatore di Servillo, al servizio del ‘candido’ imprenditore di Remo Girone, che si è fatto da sé a colpi di latte, pallone e viaggi esotici, è l’anima pulsante di un film che approfondisce il comportamento sociale e privato di un imperatore del latte, dei suoi cortigiani, dei suoi cassieri, dei suoi contabili, dei suoi figli e dei suoi nipoti, la cui determinazione si volge in spregiudicatezza, degenerando in avidità e assenza di scrupoli.
Molaioli dà allora forma antropomorfa all’insieme di teorie e prassi alla base di una politica finanziaria virtuale e drogata dentro la fotografia onirica e ‘fuori fuoco’ di Luca Bigazzi. L’unità del film è data proprio da questa riduzione del plurale nel singolare, che rivela sognatori megalomani sbrigliati in una cupidigia giocata a tutto campo con gusto del rischio e di una sfrontata sicurezza. Figure esaltate e gonfiate come i bilanci certificati sulle loro scrivanie, che anticipano la caduta e tracciano la parabola di un disfacimento morale. Persone prima che personaggi partoriti dalla benevolenza della provincia, che il regista osserva a distanza, senza simpatie o condanne, producendosi in un discorso sulla condizione dell’uomo che non concede tempo alla sua coscienza e intraprende un destino di distruzione. Giocatori d’azzardo che avevano tutto da nascondere e una faccia pulita da ‘dichiarare’...(scheda Mymovies)

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