sabato 13 marzo 2010

DONNE SENZA UOMINI: QUANDO LA RIVOLUZIONE E' DONNA

Donne senza uomini della regista iraniana Sharin Nashat è uno di quei film assolutamente da vedere. Sharin vive da 30 anni a New York e da sempre si è dedicata ai temi sociali e religiosi delle donne musulmane. Ha ricevuto molti premi la serie di sue fotografie «Donne di Allah», ritratti in cui i volti femminili sono occultati da fitte calligrafie. Le sue video installazioni le hanno guadagnato nel 1999 il premio internazionale della Biennale di Venezia. Ha tenuto mostre alla Tate Gallery di Londra, al Guggenheim Museum di New York, alla Kunsthalle di Vienna, ad Atene e Hiroshima. Donne senza uomini è tratto dal romanzo di Sharnush Parsipur, ha avuto un Leone d’argento alla Mostra di Venezia nel 2009: è un film bellissimo, nel quale si uniscono la denuncia della condizione femminile in Iran e la sua visione artistica, si mescolano con effetti ammirevoli politica e arte, società, umanità e poesia.
La vicende di quattro donne di diverse età ed estrazione sociale sono collocate in Iran nell’estate 1953, quando le speranze del Paese e l’azione del presidente Mossadegh, il primo democraticamente eletto che subito aveva nazionalizzato il petrolio, furono spezzate da un colpo di Stato realizzato da inglesi e americani che fece tornare sul trono lo Scia. Nel clima acceso di aspirazioni e delusione, quattro donne cercano di salvare se stesse: una ragazza schiavizzata dal fratello fanatico religioso che le vieta persino di ascoltare le notizie politiche alla radio; una giovane prostituta nauseata dai propri clienti; la moglie di un generale, signora benestante che non riesce più a sopportare il marito; una donna violentata. Tutte e quattro tentano di sfuggire agli uomini dai quali hanno ricevuto il peggio, tutte e quattro amano un decadente giardino di orchidee, tutte e quattro sono libere e la libertà dà loro una forza inaudita. Momenti straordinari: le facce disfatte dalla sopraffazione quotidiana, gli sguardi di smarrimento e vendetta; la prostituta che in un bagno turco lava via dal proprio corpo le tracce fisiche del mestiere, con tale violenza da sanguinare. Eccezionale. (da lastampa.it)

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