sabato 2 gennaio 2010

WELCOME: UN FILM ASSOLUTAMENTE DA VEDERE

“Lui ha fatto 4000 km per lei, e io non sono stato capace di attraversare la strada, per fermarti”: è la frase simbolo del bellissimo film francese WELCOME nelle sale italiane dallo scorso dicembre.

Centinaia di migliaia sono, ogni anno, i migranti clandestini o irregolari che circolano in Europa. In Francia, gli immigrati clandestini che ogni anno varcano i confini sono spesso definiti, in maniera semplicistica, “sans-papiers”. Molti cercano di rifarsi una vita in loco, diversi invece tentano di raggiungere altre nazioni, soprattutto il Regno Unito.
Gli irregolari vengono spesso trattati dalle autorità come un “problema”, non come delle persone, e l'indifferenza dell'uomo della strada nei confronti di questo tema non ha certo favorito la ricerca di una qualche soluzione, anzi.
La vita -spesso disperata eppure piena di esperienze incredibili- che vivono tali abusivi è stata riportata in questo film dal regista francese Philippe Lioret, che ha strappato applausi sia alla critica sia al pubblico, prima nel suo paese d'origine (dove ha incassato più di dieci milioni di euro) che, successivamente, ai Festival di Berlino e Torino.
Il protagonista Bilal (Firat Ayverdi) è un diciassettenne iracheno che è riuscito a percorrere a piedi quattromila chilometri pur di arrivare in Francia, inseguendo il sogno di raggiungere la sua amata Mina (Derya Ayverdi) oltremanica, a Londra. Arrivato nella cittadina portuale di Calais, la costa inglese è visibile a occhio nudo, eppure tutte le difficoltà passate in precedenza sembrano nulla in confronto a quello che gli accade per colpa della politica francese riguardo all'immigrazione clandestina.
L'unico modo che gli resta per provare a raggiungere l'Inghilterra è proprio il più folle: attraversare il canale della manica a nuoto. Ma, a parte le motovedette della Guardia Costiera, la temperatura gelida dell'acqua e le correnti impetuose, il problema principale di Bilal è proprio...il non sapere nuotare.
Il ragazzo chiede dunque lezioni private a Simon (Vincent Lindon), ex-campione olimpico e ora semplice istruttore di nuoto in una piscina comunale, alle prese con gli strascichi del divorzio da Marion (Audrey Dana), della quale è ancora perdutamente innamorato. E' solo l'inizio di un'amicizia che trasformerà le vite di entrambi.
Welcome
Welcome è stato il caso dell'anno per il cinema francese. Ha suscitato accese discussioni e aspre polemiche sia nelle aule di parlamento che nei talk show televisivi: l'argomento è più che mai d'attualità in Francia, dove circolano ogni anno tra i duecentomila e i quattrocentomila sans papier. E quando il viaggio della speranza a bordo di fatiscenti imbarcazioni o pericolosi tir fallisce, arriva spesso il tentativo disperato: casi simili a quello di Bilal sono realmente accaduti e continuano ad aver luogo in Francia, dove la politica del governo sulla questione è fra le più dure: la cosiddetta “Legge Sarkozy” sull'immigrazione clandestina punisce con pene severissime non solo i clandestini e chi li sfrutta, ma anche chi dà loro rifugio, lavoro o anche solo aiuto, nel tentativo feroce di tagliare il fenomeno alla radice. Il film, tuttavia, al di là di ogni polemica, riesce a essere più che un semplice manifesto di protesta o un mero documentario sulla condizione dei clandestini: aiutato dalla grande espressività di Vincent Lindon, dalla sincerità del giovane e inesperto (ma genuino) Ayverdi e soprattutto da un ottimo script, Lioret mette in scena una storia che è insieme sociale e personale.
Nonostante la non breve durata e il tema difficile, la storia non si rende mai eccessivamente pesante, e il film si lascia guardare con piacere, fermo restando l'angoscia che inevitabilmente attanaglia lo spettatore nei momenti più drammatici della pellicola, ottimamente trasportati e accompagnati sullo schermo dalla magnifica fotografia di Laurent Dailland -tra i migliori nel suo campo in Francia- e dalle musiche orchestrate dal nostro Nicola Piovani, che donano una grande atmosfera all'opera.
Welcome è un film tutto da vedere, sentire e soprattutto interpretare, a partire dal sardonico titolo, che si rifà alla ridicola e ipocrita scritta sullo zerbino del vicino di casa di Simon: piccola metafora di come, sui diritti umani e sulla tanto sbandierata accoglienza e multiculturalità dell'Europa, molti ci si puliscono i piedi sopra.
E' una storia dura, al contempo vera e fiabesca, raccontata con grande passione e rispetto da tutto il cast. La recensione completa qui: http://www.everyeye.it/cinema/articoli/welcome_recensione_10703

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